L’Assemblea federale ha deciso una revisione della legge federale sul materiale bellico. Essa permette a 25 paesi, per lo più membri della NATO, di riesportare liberamente armi svizzere. Il PSdL denuncia questa decisione, contraria alla neutralità e alla politica di pace, a vantaggio esclusivo dell’industria degli armamenti, e si associa al referendum contro questa revisione.
Martedì 2 dicembre 2025, il Consiglio nazionale ha deciso – in accordo con il Consiglio degli Stati – di rivedere la legge federale sul materiale bellico (LMB), al fine di rendere più flessibili le condizioni per l’esportazione di armi. Il PSdL denuncia questa decisione, che serve solo gli interessi dell’industria degli armamenti, in violazione della neutralità e della politica di pace, e contribuisce ad allinearsi all’agenda militarista della NATO.
Ricordiamo che il Parlamento aveva introdotto delle restrizioni alla LMB nell’ottobre 2021, come controprogetto indiretto all’iniziativa di correzione. Gli iniziatori avevano quindi ritirato il loro testo.
Ma questa revisione ha costretto il Consiglio federale a non autorizzare i paesi europei a trasferire le loro armi svizzere all’Ucraina. Alcuni di questi Stati hanno manifestato il loro malcontento e non vogliono più acquistare armi svizzere. Anche una parte del PS si è mobilitata, mostrandosi disposta ad allentare questa legge per «aiutare l’Ucraina». Il PLR, il Centro e l’UDC – che difende la neutralità solo quando gli fa comodo – si sono quindi accordati per una nuova revisione della LMB.
La nuova versione della LMB costituisce un regalo all’industria svizzera degli armamenti. Essa autorizza l’esportazione di armi quasi senza restrizioni verso 25 paesi cosiddetti «sicuri», anche nel caso in cui siano in guerra, e senza far loro firmare automaticamente una clausola di non riesportazione. Questi 25 paesi «sicuri» sono, nella loro maggioranza, paesi membri della NATO; impegnate in guerre, e che forniscono armi ai peggiori regimi quando ciò è conforme ai loro interessi. Il Consiglio federale avrebbe sempre la possibilità di far firmare una clausola di non riesportazione caso per caso, ma ciò dipenderebbe dalla sua libera valutazione.
Il PSdL denuncia questa decisione, che serve solo gli interessi dei mercanti di armi, a scapito delle popolazioni civili, di una politica di pace e di neutralità. Alexander Eniline, copresidente del PSdL, spiega: «Si sostiene che l’industria svizzera degli armamenti non sarebbe redditizia senza le esportazioni. Noi rispondiamo che la migliore garanzia di sicurezza per un piccolo Paese neutrale è una politica di pace, disarmo globale e sicurezza collettiva». Il PSdL denuncia la volontà di compiacere le potenze imperialiste membri della NATO, a cui è legata questa iniziativa. Il ravvicinamento alla NATO, la volontà di interoperabilità con questa alleanza imperialista, non solo costituiscono una negazione della neutralità, ma sono l’esatto contrario di una politica di pace.
Il PSdL si associa al referendum annunciato contro questa revisione e si impegnerà nella raccolta di firme e nella campagna di voto per farla fallire.
Partito Svizzero del Lavoro

