Gaza: il cessate il fuoco concluso sotto l’egida di Donald Trump non è la pace e non cambia nulla nella nostra lotta

Dopo due anni di genocidio, le armi si sono finalmente e in parte fermate a Gaza. Un cessate il fuoco, negoziato sotto l’egida degli USA di Trump, con la collaborazione dei regimi reazionari della regione e dell’UE, è entrato in vigore.

Il Partito Svizzero del Lavoro / Partito Operaio e Popolare (PSdL/POP) non può che rallegrarsi per la popolazione che può finalmente intravedere la fine dell’incubo. Ma ricorda anche che questo cessate il fuoco non è la pace.

Il governo israeliano non ha affatto rinunciato ai suoi obiettivi genocidari, non tiene in alcuna considerazione gli accordi conclusi e ha già violato i due precedenti cessate il fuoco. Più di una decina di persone sono state assassinate dallo Stato genocidario nelle ultime 24 ore. Nulla garantisce che, al minimo pretesto fallace, non riprenda a massacrare la popolazione di Gaza, tanto più che il disarmo della resistenza lascia il popolo palestinese in balia di una potenza coloniale decisa a eradicarlo.

«Non può esserci pace senza giustizia. Eppure, l’accordo imposto da Trump non prevede di porre fine a nessuna delle ingiustizie che il popolo palestinese subisce da 80 anni. Il colonialismo israeliano, l’eliminazione progressiva del popolo palestinese dalla sua terra, il regime di apartheid nei territori controllati dall’entità sionista, la negazione del diritto al ritorno dei rifugiati… tutto ciò rimane. Peggio ancora, il “piano di pace” per Gaza vuole porre questo territorio sotto la tutela di una “autorità internazionale” chiaramente colonialista, negando il diritto inalienabile all’autodeterminazione del popolo palestinese, con a capo il criminale di guerra Tony Blair.» spiega Alexander Eniline, presidente del PSdL/POP. «Sembra di tornare all’epoca del mandato britannico. Si è forse dimenticato che quel mandato ha condotto la regione alla situazione attuale? Si dimentica che Tony Blair ha partecipato alla distruzione dell’Iraq nel quadro di una guerra illegale?»

L’accordo di cessate il fuoco, del resto, non dice nulla della Cisgiordania né di Gerusalemme Est, dove la colonizzazione israeliana prosegue a ritmo accelerato, dove la pulizia etnica continua, più lentamente e nell’indifferenza della “comunità internazionale”.

Mentre una campagna propagandistica si scatena per cercare di normalizzare l’immagine dello Stato genocidario israeliano, il PSdL/POP riafferma la sua solidarietà con la Palestina:

«Non deve indebolirsi, ma al contrario rafforzarsi. Dobbiamo continuare la lotta per l’emancipazione della Palestina, per la fine dell’occupazione e del regime di apartheid. Per questo, la lotta per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro l’entità sionista rimane indispensabile. Questo regime colonialista e criminale deve essere isolato diplomaticamente ed economicamente, diventare uno Stato paria, messo al bando dalla comunità internazionale, al fine di costringerlo a rispettare il diritto internazionale. La pace regnerà in Palestina solo quando il suo popolo sarà libero, grazie alla propria lotta e con il sostegno della solidarietà internazionale.»

Il Partito Svizzero del Lavoro / Partito Operaio e Popolare (PSdL/POP) chiede ancora una volta al Consiglio federale di riconoscere lo Stato di Palestina e di cessare ogni tipo di collaborazione con lo Stato sionista.

«Continueremo la lotta fino alla liberazione della Palestina, dal mare al Giordano!»

Contatto: Alexander Eniline, presidente (079 671 87 08)