Votazioni Cantonali
Sì all’iniziativa del PS Ticino “10%”
L’iniziativa popolare “Per un freno ai premi delle casse malati – Massimo 10% del reddito per i premi dell’assicurazione malattia” del PS Ticino rappresenta una misura urgente e necessaria per garantire l’accessibilità alla salute, pilastro fondamentale di una società giusta. L’obiettivo è chiaro: alleggerire in modo sostanziale il carico fiscale sanitario che grava in modo sproporzionato sulle classi medie e lavoratrici, per le quali i premi, che non tengono conto della capacità contributiva, sono diventati la prima o la seconda voce di spesa familiare. Limitando la quota di reddito destinata alla salute al 10%, si restituisce potere d’acquisto alle famiglie, si previene l’indebitamento e si garantisce che nessuno sia costretto a rinunciare alle cure per motivi economici. Questo meccanismo, finanziato attraverso la fiscalità generale e quindi in base al principio di proporzionalità, non è solo un sussidio, ma un primo passo concreto verso un modello sanitario più equo e solidale, che ponga le esigenze dei cittadini al di sopra degli interessi delle compagnie assicurative.
No all’iniziativa della Lega dei Ticinesi “Riduzione premi”
L’iniziativa “Riduzione premi” della Lega dei Ticinesi, sebbene miri apparentemente a un obiettivo simile di riduzione dei premi, si rivela invece una misura profondamente iniqua che favorirebbe principalmente i cittadini più abbienti. La proposta prevede infatti uno sconto sui premi fino a 3’000 franchi, erogato attraverso un credito d’imposta. Questo meccanismo beneficia in misura maggiore chi paga più imposte, ovvero i redditi più alti, mentre offre un aiuto minimo o nullo a chi, pur versando in condizioni di difficoltà, ha un carico fiscale basso o nullo. Il gettito mancante per il cantone, stimato in oltre 200 milioni di franchi, verrebbe quindi compensato attingendo alle finanze pubbliche, in un trasferimento di risorse collettive che premierebbe soprattutto i ricchi. Invece di costruire un sistema sanitario più giusto, questa iniziativa aggraverebole disuguaglianze, svantaggiando la maggioranza della popolazione a beneficio di una fascia privilegiata.
Votazioni federali
NO ai regali fiscali per i proprietari immobiliari
Il 28 settembre sarà sottoposto a voto il Decreto federale relativo all’imposta immobiliare cantonale sulle residenze secondarie. Questo progetto fa parte del piano della destra volto a sopprimere l’imposizione del valore locativo. Chi vive nella propria casa non paga un affitto. In compenso, viene imputato ai proprietari un valore locativo fittizio, che devono dichiarare come reddito imponibile. Eliminare questa imposizione, sia per le residenze principali che secondarie, significherebbe offrire un enorme regalo fiscale ai proprietari immobiliari, mentre gli inquilini non beneficeranno di alcun alleggerimento. In piena impennata degli affitti in tutta la Svizzera, ciò costituisce un attacco diretto contro la maggioranza della popolazione, che non possiede un immobile.
Il progetto sottoposto al voto del 28 settembre mira a consentire ai cantoni di introdurre essi stessi un’imposta sulle residenze secondarie. L’obiettivo è compensare le perdite fiscali generate dalla soppressione del valore locativo. Tuttavia, persino i cantoni di montagna interessati respingono questo progetto, ritenendo che sia incapace di compensare le enormi perdite fiscali.
Alleggerire gli inquilini!
Questo progetto è manifestamente inadatto a compensare le perdite fiscali dovute alla soppressione dell’imposizione del valore locativo. Ma soprattutto, non risolve in alcun modo il problema fondamentale: la preferenza fiscale e giuridica accordata ai proprietari rispetto agli inquilini. La proprietà privata del suolo e degli immobili è una fonte centrale di disuguaglianze. Essa genera non solo importanti profitti per le classi possidenti, ma anche influenza politica, come dimostra regolarmente la potente lobby immobiliare. Chiunque voglia più giustizia sociale deve avere il coraggio di tassare maggiormente la proprietà – sia attraverso imposte sulla fortuna, sui guadagni in conto capitale, sia sulla stessa rendita locativa.
Il Partito Svizzero del Lavoro (PST-POP) dice NO al decreto federale relativo all’imposta immobiliare cantonale sulle residenze secondarie. Si oppone a tutti i tentativi della destra di offrire nuovi regali fiscali ai proprietari immobiliari e di avvantaggiarli a scapito degli inquilini. Noi chiediamo invece:
- Il mantenimento dell’imposizione del valore locativo.
- Una tassazione più elevata delle fortune e della proprietà fondiaria.
- Un reale alleggerimento per gli inquilini salariati, tramite la riduzione degli affitti, un controllo rigoroso dei prezzi e la promozione dell’edilizia di utilità pubblica.
NO alla legge sull’e-ID
Con la legge sull’e-ID, che sarà sottoposta a voto il 28 settembre, si prevede di introdurre una carta d’identità elettronica. Nel 2021, una legge simile era già stata sottoposta a voto popolare, ma era stata respinta alle urne. Uno dei principali problemi che avevano portato a questo rifiuto era il fatto che l’e-ID poteva essere rilasciata da imprese private. Nella nuova versione della legge, solo la Confederazione potrà emettere l’e-ID. Tuttavia, altri problemi maggiori della vecchia legge non sono stati corretti. In un sondaggio post-votazione nel 2021, il 60% delle persone intervistate dichiarò che la mancanza di protezione dei dati era stata determinante nel voto contrario al progetto. Ora, la nuova versione non apporta alcun reale miglioramento in materia di protezione dei dati. Aziende private come YouTube o Facebook potranno utilizzare l’e-ID durante transazioni o l’uso delle loro piattaforme per raccogliere dati personali, comprese immagini facciali, creare profili utente e sfruttarli a fini commerciali. E chiunque desideri creare un’e-ID online, in caso di approvazione della legge, dovrà fornire un’impronta biometrica 3D del proprio volto. Questi dati biometrici saranno conservati e potrebbero essere utilizzati a fini di sorveglianza negli spazi pubblici.
La presunta volontarietà dell’e-ID, inoltre, non è garantita. Non è menzionata esplicitamente nel testo di legge, mentre sono previsti costi per chi non desidera utilizzare l’e-ID. Ciò equivale a esercitare una pressione finanziaria sulla popolazione per spingerla a farne uso. Con l’introduzione possibile di verifiche dell’età sui social network e sulle piattaforme di gioco, ciò che viene presentato come facoltativo potrebbe molto presto diventare obbligatorio per gli utenti di Internet.