« …la violenza contro le donne è la manifestazione di una disparità storica nei rapporti di forza tra uomo e donna, che ha portato al dominio dell’uomo sulle donne e alla discriminazione contro di loro, e ha impedito un vero progresso delle donne… »
risoluzione adottata dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 20 dicembre 1993 a New York
La violenza ha molte facce: economica, psicologica, fisica, sessuale ….
La violenza ha tante forme: pone dei divieti, ricatti, mette sotto tutela ….
La violenza ha vari luoghi: famiglia, istituzioni, mezzi pubblici….
La violenza contro le donne è basata anche su stereotipi ed è tale che porta la donna e in particolare la donna anziana ad accettarla, a diventare così fragile da non avere più voce per la denuncia.
La Svizzera non è un’isola felice. In Svizzera noi donne siamo discriminate, subiamo abusi, violenze e veniamo uccise.
E l’assassinio di una donna ha finalmente un nome: femminicidio.
In Svizzera, in media, ogni due settimane una donna viene uccisa dal partner o ex-partner e quasi sempre all’interno delle mura di casa.
Sono drammi che raramente vengono definiti con la giusta terminologia, ossia persone uccise perché donne, vittime di una società che poco fa per dare uno scossone alla cultura e al potere patriarcale, una società che poco investe per interrompere il propagarsi di una violenza maschile e tossica. Ogni episodio di femminicidio appare come isolato, spesso viene messo l’accento sulla personalità dell’autore mentre si tace sulla vittima.
Le parole contano e il linguaggio generico banalizza la realtà, offuscando la visibilità e quindi la presa di coscienza del fenomeno.
La Svizzera ha firmato la Convenzione di Istanbul, impegnandosi così a eseguire rilevamenti supplementari e dettagliati sugli atti di violenza contro le donne, atti fondati sul genere e in tutte le sue forme di espressione. L’uso della giusta terminologia permette la registrazione in modo corretto. Si tratta di informazioni che hanno l’intento di permettere la pratica di una politica di prevenzione.
Ma finora poco è stato fatto.
Fra il silenzio sui femminicidi vi è quello dell’alta percentuale di donne anziane uccise.
Numerose sono le donne della terza e quarta età e di tutte le classi sociali che subiscono violenza di tipo psicologico, economico, fisico, sessuale. Si tratta di un fenomeno complesso, poco riconosciuto, sottostimato e poco studiato. È una violenza che si trascina spesso da anni, conseguenza delle discriminazioni di tutta la vita.
Secondo quanto detto in una trasmissione della Radio Svizzera Romanda lo scorso mese di ottobre, durante gli ultimi 10 anni, il 20,1% degli omicidi commessi in un contesto di violenza domestica nella Svizzera è toccato alle donne con più di 70 anni. Va però detto che la popolazione femminile di quella fascia di età è solo del 16%.
La violenza contro le donne è presente in tutte le costellazioni relazionali e in tutte le età. È il retaggio della nostra storia collettiva.
Lottare per l’abbattimento di tutte le discriminazioni, per una politica culturale che si oppone alle relazioni di genere basate sul potere, per una vera sensibilizzazione della popolazione volta a decostruire il patriarcato in tutte le sue espressioni e sfumature: questo è quanto vogliono e faranno le donne, tutte assieme in un intreccio intergenerazionale perché solo così si potrà cambiare il mondo.
Perché le donne di ogni generazione sono convinte che questi sono i valori di un paese e non quelli tanto sbandierati durante questa campagna elettorale. Sono i valori di una società dove non vi sono prevaricazioni di genere e di ogni altro tipo, sono valori che segnano il termometro di una società.
E il POP è sarà sempre al loro fianco.
Sonja Crivelli
Novembre 2023